L'orologio del campanile - Sito del Rione di Sant'Ambrogio Olona di Varese

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OROLOGIO DEL CAMPANILE DI SANT’AMBROGIO OLONA
 

“Il tempo passa e l’uom non se n’avvede”
 
 
Questa frase appare sotto una meridiana realizzata sulla facciata di un palazzo in centro a Varese.
 
Il tempo, la misura del tempo, le ore e i rintocchi delle campane hanno sempre affascinato e incuriosito.
L’invenzione dell’orologio, punto di partenza di modi nuovi di percepire il tempo, dà vita a una lunga storia, costellata da innumerevoli innovazioni, a cui hanno concorso tantissimi individui, ciascuno apportando contributi specifici secondo la propria intelligenza, inventiva, intuito creativo, perizia tecnica, sensibilità artigianale.
 
L’orologio di cui si va qui trattando è quello meccanico, da distinguere rispetto ad altri strumenti per la misurazione del tempo quali la clessidra o la meridiana, giacché carat­terizzato da un movimento d’orologeria autosufficiente che non dipende da elementi esterni quali la luce del giorno o la presenza di qualcuno che riavvii il travaso di sabbia.
 
La messa a punto dell’orologio meccanico avviene durante la prima metà del secondo millennio dell’era cristiana, quando furono approntati i grandi meccanismi da torre che dall’alto dei campanili offriro
no una visualizzazione a distanza del trascorrere delle ore e un ritmo di vita, nell’esistenza di uomini e comunità, scandito dal profondo rintocco delle loro campane.
 
Tuttavia, il primo vero strumento a orologeria meccanica, universalmente riconosciuto come autentico antenato dell’orologio, appare poco prima dell’anno mille nella forma dello ‘svegliatore monastico’, un congegno utilizzato in abbazie e conventi d’Europa come segna-tempo, al pari di una clessidra o di una meridiana, per segnalare, col battito di una campanella collegata, l’inizio dei momenti di preghiera e di lavoro.
 
A differenza di clessidre e meridiane, però, lo svegliatore monastico è già un congegno indipendente e, per quanto rudimentale, interamente meccanizzato.

Dopo l’anno mille si estese anche agli ambienti secolari l’esigenza di ritmare in maniera più regolare la vita sociale, e questo finì per produrre i grandi congegni orologiai da torre cui si accennava.
 
Tra il 1250 e gli inizi del 1300 videro la luce gli orologi campanari delle cattedrali di Chartres e di Sens, in Francia; in Inghilterra quelli delle cattedrali di Exter, di Canterbury e di Saint Paul a Londra.
 
In Italia il primato va alla chiesa di S. Eustorgio di Milano il cui orologio vide la luce nel 1306.
 
La loro struttura era composta da un poderoso ingranaggio, mosso dalla forza di trazione dei pesi, alloggiato all’interno di una grande ingabbiatura di ferro che veniva incassata nella struttura muraria della torre.
 
L’essenziale del funzionamento era la trasformazione del moto continuo, garantito dalla gravità imposta dai pesi, in moto alternato; la qual cosa era ottenuta mediante un congegno tecnico detto a “scappamento”.

Tale organismo meccanico, vincolato alla forza motrice dei pesi, rimase pressoché inalterato per secoli, ciò su cui invece ci si applicò maggiormente fu la miniaturizzazione delle dimensioni.

La ricerca per una riduzione dell'Ingombro permise di arrivare, intorno al 1400, ai primi orologi domestici, quelli che in Germania vengono detti “gotici”, e in Inghilterra “a lanterna”.

L’orologio del campanile di Sant’Ambrogio Olona serviva in particolare alle tre frazioni del paese: a nord Casloncio, a est Solicio e a ovest Camairago.
Non si conosce l’anno di costruzione ma si presume possa essere della prima metà dell’800.
 
Ha svolto la sua funzione fino al 1980 e poi sostituito con un impianto elettronico tutt’ora in esercizio.
 
E’ stato ricuperato con l’aiuto del sig. Cangi Armando che con grande lavoro di restauro è riuscito a rimetterlo in funzione nell’aprile del 2017.



 Condizioni iniziali -  Luglio 2016

Durante la lavorazione  



 
Orologio completato e funzionante - Aprile 2017
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